lunedì 13 giugno 2011

CUCINA ITALIANA nell' 800...



La cucina italiana d’inizio ‘800, non è seconda a quella francese per ricchezza e varietà di preparazioni. anche se guardata con un certa sufficienza dai buongustai d’oltralpe. La sua principale caratteristica è anzi la molteplicità di tradizioni regionali, ciascuna strettamente legata alle produzioni locali, che garantiscono la genuinità dei piatti più tipici. Accanto a questa differenziazione risalente ai secoli passati, ne troviamo un'altra corrispondente ai vari strati sociali. 
 Gli aristocratici coltivavano un gusto raffinato, ispirato ai modelli della grande cuisine francese, mentre i più poveri, abituati a pasti assai frugali, si concedevano generose mangiate solo in occasione delle principali feste. L'alimento principale sul quale si basava la dieta dei contadini erano le patate: economiche e nutrienti.



Accanto a questi due ceti, si va però delineando una borghesia che comincia a dedicare sempre maggior attenzione alla tavola. Cultori di gastronomia e cuochi di famiglie signorili decodificano nelle loro opere il vasto patrimonio della nostra cucina regionale, con un lessico ancora incerto e in parte ricalcato su quello francese. Le varie cucine si distinguono per gli ingredienti impiegati. 

Nel Sud trionfano la pasta, il pomodoro e l'olio d'oliva

Nel Nord si affermano il riso, la polenta e il burro. 

La carne, bollita o stufata, comincia a entrare nell'uso comune, mentre il pollo e il cappone hanno un loro primato morale nei piccoli complessi familiari come sintomo di benessere e di festività.

La cucina dei nobili e delle corti risente dei vincoli di sangue e delle parentele d'origine. I Savoia guardano alla Francia, i Borbone alla Spagna e all'Austria, ma ognuno si innesta con entusiasmo nel filone della cucina locale che, a volte, ne guadagna con ingentilimenti e scoperte. La cucina rinascimentale sopravvive in qualche salsa speziata, nei timballi, nei pasticci, ove carni e salumi si mescolano a lasagne, maccheroni e riso.
I pasti delle classi sociali alte, fino ad allora tre nell’arco della giornata, diventarono quattro o cinque, e gli orari del loro consumo si assimilarono ai contemporanei.

- Prima colazione: tra le 7.00 e le 9.00;
- Pranzo: tra le 12.00 e le 14.00;
- Cena: verso le 20,30
- Spuntino leggero: all’1.00 di notte, fatto da chi frequentava gli spettacoli.

Provenienza: Taccuini Strorici

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